«Per me e per altri amici muore oggi l'ambizione di essere fotografi».
Così, Paolo Di Paolo annunciava la fine della sua carriera fotografica, in un telegramma inviato al suo direttore, Mario Pannunzio, dopo la chiusura del settimanale Il Mondo, nel 1966.
Paolo Di Paolo è stato tra i più grandi cantori dell’Italia degli anni 50 e 60. I suoi ritratti e i reportage hanno lasciato il segno, così come la drastica decisione di abbandonare la fotografia, appena quarantenne. La sua fu una scelta difficile, sostenuta però da un vivo e sincero amore per la fotografia. Erano gli anni dei paparazzi e a nessuno interessava più la poesia del quotidiano, della gente comune, di una nazione che provava a rialzarsi dopo la guerra. L’affannosa ricerca dello scoop aveva fatto sì che le riviste smettessero di pubblicare quelle che, per Di Paolo, erano le vere fotografie. Paolo Di Paolo lascia dunque la fotografia, per ritirarsi in campagna e riprendere i suoi studi di Filosofia e ricerca storica. L’Italia perde così, in un lampo, uno dei più grandi fotografi dell’epoca, di cui per anni non si è saputo più nulla.
Ma chi è veramente Paolo Di Paolo?
La mostra, inaugurata pochi giorni fa al MAXXI di Roma, lo spiega in modo più che mai esaustivo, con oltre 250 bianchi e neri, che attraversano un decennio di cultura, moda, cinema e costumi degli italiani. Molte delle fotografie esposte sono inedite e provengono dall’archivio ritrovato per caso da sua figlia Silvia, circa vent’anni fa.
Gli scatti di Paolo Di Paolo offrono una straordinaria lettura degli anni 50 e 60, muovendosi con leggerezza tra l’Italia del dopoguerra - segnata dalla povertà e dall’analfabetismo - e il mondo dell’arte - con ritratti intensi di molti nomi noti della letteratura e del cinema. Il lavoro di Di Paolo consiste in un dialogo continuo con i suoi soggetti. Nulla è lasciato al caso e nulla è “rubato”. Di Paolo sembra raccontare qualcosa di profondamente intimo e inatteso, qualcosa di più di ciò che si vede semplicemente guardando.
Un grande spazio espositivo è dedicato alla città di Roma, dove Di Paolo ha avuto occasione di lavorare a lungo. I suoi scatti viaggiano tra la nobiltà romana e all’alta società internazionale, passando per la serie che ritrae Mimmo Rotella mentre realizza un suo décollage a Piazza del Popolo e i funerali di Palmiro Togliatti. Ogni evento è salutato da Di Paolo come un’occasione unica e rispettato nella sua naturalezza.
Nel percorso della mostra, è inoltre possibile osservare da vicino gli scatti dedicati a Pier Paolo Pasolini, ritratto a casa con la madre, sulla tomba di Gramsci - al Cimitero Acattolico - e sul set de Il Vangelo secondo Matteo. Il focus dedicato a Pasolini introduce il reportage “La lunga strada di sabbia” (1959), realizzato insieme a lui per il settimanale Il Tempo e il mensile Successo, di Arturo Tofanelli.
Una delle immagini più iconiche di questa serie, ritrae proprio Pasolini che passeggia sulla spiaggia del Cinquale (Massa-Carrara), ma anche Viareggio, un delizioso spaccato della gioventù locale che ritrae due giovani in vespa, intenti a osservare due ragazze in shorts. Grazie a questo reportage tra Di Paolo e Pasolini nascerà un sodalizio destinato a durare nel tempo, pur con obiettivi e vedute assai diverse.
La mostra offre l’occasione di ammirare alcuni scatti esclusivi di Anna Magnani, ritratta nella sua villa al Circeo, distesa ad occhi chiusi sulla spiaggia. «La Magnani – ha dichiarato Di Paolo - era una tigre se percepiva ostilità, meravigliosa se sentiva amicizia, io fui il primo a fotografarla con suo figlio».
Nelle fotografie di Di Paolo c’è sempre una grande umanità. Il suo racconto è fiero e a tratti commovente e offre spunti di riflessione importanti. Se amate la fotografia di una volta, i bianchi e neri intensi e i volti che hanno fatto la storia del cinema nazionale, non potrete rinunciare a questa mostra, visitabile presso il MAXXI, fino al 30 giugno. Che state aspettando?