Ultimamente si sente molto parlare di come i software di postproduzione abbiano abbattuto quell’aura di credibilità che da sempre ha caratterizzato la fotografia. Io stessa, in un precedente post sul compleanno di Photoshop, avevo riflettuto sull’uso smodato di questi software che alterano la realtà fino a crearne un’altra, inesistente. Per fortuna, però, esistono esempi di post produzione creativa, volti non a sconvolgere la nostra percezione del reale, ma a creare mondi immaginari e favolosi.
È il caso di Jane Long, fotografa australiana classe 1970 che, colorando vecchie fotografie, è riuscita a creare incredibili narrazioni surreali.
Completamente autodidatta, la Long sviluppa una grande passione per la fotografia tramite il suo lavoro di graphic designer, ma solo pochi anni fa intraprende la strada della fotografia cimentandosi nel fotoritocco avanzato. È così che nasce la famosa serie “The Dancing with Costică, vecchie fotografie ricolorate e inserite in un contesto diverso da quello originale. I protagonisti di queste immagini sono stati creati a partire dagli scatti di Costică Acsinte, un fotografo di guerra rumeno morto nel 1987.
Secondo Jane Long, tutte le cose sono quasi reali, per questo ama collocarle in un contesto leggermente surreale. La Long lascia che sia lo spettatore a decidere se le fotografie evochino qualcosa di positivo o di negativo.
Lontani anni luce dal fotoritocco selvaggio che personalmente condanno, la Long regala una storia nuova alle immagini del passato: non rade al suolo i ricordi guerra, non falsifica ciò che quelle immagini effettivamente raccontano. Il suo racconto è nuovo, fedele al suo stile e molto suggestivo. Jane Long ci insegna ad andare oltre lo sguardo: laddove non si può raccontare qualcosa di nuovo, bisogna raccontarlo in modo nuovo.
Un altro meritevole progetto della Long, che consiglio di vedere, è la serie “Self Preservation”che esamina la tensione tra l’autoconservazione e l’inevitabile cambiamento.